Subway Zen


I started to take these photographs casually, in those endless hours spent traveling back and forth during my 9 to 5 years…Like millions of other people, I have done this kind of life for years.

Subway can be an outstanding teather of human life situations if we’re open to different possibilities. I have taken photographs since 2005 on a daily basis in every subway and today is more common to observe 90% of passengers hiding and lost observing a smartphone screen rather than watching around and interacting. 

In the underground you end up losing your accurately built identity when you are  surrounded by the crowd. You may be a manager or a street sweeper and it doesn’t makes any difference. Your space and your privacy are revisited and even space for breathing is not for granted. Our ancient sense of smell faces many strangers.

Your status is deleted, everyone can’t wait to reach surface again.

Eye games, meetings, distance, earphones, books and the damn smartphone become defense weapons and stories of people I can only imagine that for some stops or dozen minutes live together between fascination and indifference shades. Someone will steal some extra minute of sleep, someone will get lost out of the window and someone will do everything except just wait. Some will day/night dreaming.

A couple hold hands to stay together in the madness of disorder. Same madness I was into in those years. 

A connection is born.

My little camera helps me to face and understand all this, teaches me to look and see where it’s supposed there’s nothing to see and record and notice things I would lose if without a camera and my obsession for pictures. Translator, mask, protection.

This was my train and my ride.


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Ho incominciato a scattare queste fotografie per caso, durante quelle ore senza fine passate andando avanti e indietro negli anni in cui avevo un lavoro, per così dire, regolare… Come milioni di altre persone, ho fatto questa vita per anni.

Le metropolitane possono essere un teatro pazzesco di situazioni umane se siamo aperti a possibilità differenti. Ci ho scattato fotografie dal 2005 pressoché quotidianamente, e oggi è molto più comune osservare il 90% dei passeggeri nascosti e persi osservando lo schermo di uno smartphone piuttosto che impegnati a interagire, o semplicemente a guardarsi attorno. 

Nei vagoni della metropolitana perdi facilmente l’identità che hai accuratamente costruito, mentre sei circondato dalla folla. Puoi essere un manager o un vagabondo e non farà una grossa differenza. La tua privacy e il tuo spazio sono rivisitati secondo regole diverse e nemmeno lo spazio per respirare comodamente è sempre garantito. Il tuo antico senso dell’olfatto viene messo alla prova di fronte a mille estranei.

Il tuo stato sociale è appiattito, tutti non aspettano altro di tornare in superficie.

Giochi di sguardi, incontri, distanza, auricolari, libri e il maledetto smartphone diventano strumenti di difesa e storie di persone che posso solo immaginare che per alcune fermate o dozzine di minuti vivono assieme tra sfumature di fascino e indifferenza. Alcuni ne approfitteranno per guadagnare preziosi minuti di sonno, qualcuno si perde guardando dal finestrino e molti faranno di tutto tranne semplicemente attendere. Altri sognano a occhi aperti.

Una coppia si tiene per mano per rimanere assieme nella follia del disordine. 

Follia simile a quella che vivevo in quegli anni. 

Nasce una connessione.

La mia piccola macchina fotografica mi aiuta ad affrontare e capire tutto questo, insegnandomi a guardare e vedere dove si suppone non ci sia nulla da vedere, registrando e notando frammenti che perderei se fossi senza una macchina e senza l’ossessione per la fotografia. Traduttrice, maschera e protezione.

Questo è il mio treno e il mio viaggio.


Gabriele Lopez



112 Pages in 24x 30 format

Fedrigoni Constellation Cover 240gr and uncoated 140gr paper for internal.


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